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Il filmmaker James D. Dawson si racconta nella serie Gen Z

  • Immagine del redattore: Staff
    Staff
  • 18 mar
  • Tempo di lettura: 4 min

"Lo streaming è comodo, ma il cinema è magia": leggi l'intervista a James D. Dawson


James D. Dawson, il filmmaker
Il filmmaker James D. Dawson

Puoi raccontarci un po' di te e del tuo percorso nel mondo del cinema?

Certamente. Il mio nome d'arte è James D. Dawson, ma il mio vero nome è Giacomo Spoladore. Sono un filmmaker da dieci anni e, due anni fa, ho aperto la mia attività. Fin da sempre il mondo della cinematografia mi ha affascinato: la curiosità di scoprire cosa si cela dietro un film e il desiderio di comprendere i segreti della narrazione visiva mi hanno spinto a percorrere questa strada. Tuttavia, il mio percorso di studi è stato diverso: ho frequentato il liceo linguistico e poi ho iniziato Scienze Politiche. Il cinema, invece, l'ho imparato da autodidatta, studiando libri, guardando dietro le quinte dei film e sperimentando con passione. Quella che era solo una passione è poi diventata il mio lavoro.


Quanto ha influito la tecnologia nel tuo percorso professionale?

Negli ultimi vent'anni la tecnologia ha avuto un impatto senza precedenti nel mondo del cinema. Personalmente, l'ho sempre vista come un'alleata piuttosto che come un ostacolo. C'è chi dice che la tecnologia sia dannosa, ma io credo che il problema risieda nell'uso che se ne fa. Nel mio lavoro con le telecamere, ogni progresso tecnologico porta con sé nuove opportunità e strumenti di espressione. Tuttavia, la diffusione capillare di dispositivi di ripresa ha reso le persone più consapevoli della propria immagine. Ho notato che molti, davanti alla telecamera, cercano di controllare come appaiono, quasi come se volessero celare le proprie imperfezioni. Per me, invece, ogni persona ha la sua bellezza intrinseca e non dovrebbe sentirsi obbligata a nascondere nulla.


Qual è il tuo punto di vista sull'influenza dei social media sulla percezione della realtà?

I social media, come TikTok e Instagram, spesso offrono un'immagine distorta della realtà. Le persone costruiscono una versione di sé che non sempre corrisponde a quella autentica. Tuttavia, nelle mie interviste ho notato una differenza: chi si affida a me per curare la propria immagine appare spesso più spontaneo rispetto a chi cerca di gestirla autonomamente sui social. Questo dimostra che, al di là delle insidie della tecnologia, c'è ancora spazio per la genuinità. Il problema più grande resta la diffusione di notizie veloci e spesso poco verificate, che favorisce la disinformazione.


Parlando di informazione, come ti rapporti alle notizie e al rischio delle fake news?

Oggi le persone sono abituate a consumare notizie in modo rapido e superficiale, spesso senza verificare le fonti. Io preferisco partire dalle testate più affidabili e confrontarle tra loro per farmi un'idea più chiara. Purtroppo, molte persone tendono a dare un'interpretazione personale alle notizie, trasformandole involontariamente in fake news. Il nostro livello di attenzione si è abbassato e questo porta a diffondere informazioni senza verificarle adeguatamente.


Quali sono i valori che ritieni fondamentali nella società di oggi?

Per me la famiglia è il pilastro fondamentale, seguita dalla scuola e dallo Stato. Sono convinto che l'educazione familiare giochi un ruolo essenziale nella formazione di un individuo. Mio nonno, ad esempio, ha avuto un'enorme influenza su di me, trasmettendomi piccoli insegnamenti quotidiani che hanno plasmato la mia sensibilità e il mio senso del rispetto. Senza questi valori, credo che alle persone mancherebbe qualcosa di essenziale: l'amore, la compagnia, l'amicizia e il senso di appartenenza.


Qual è la tua opinione sul rapporto tra giovani e politica?

Molti giovani oggi vedono la politica con sfiducia e disinteresse. Ho avuto un'esperienza diretta quando ho partecipato alle elezioni nel mio comune, Borgo Veneto. Non abbiamo vinto, ma l'esperienza mi ha insegnato molto. Ho sentito più volte dire frasi come "tanto non cambia nulla" o addirittura "sono più intelligente, quindi non vado a votare". Questo atteggiamento è preoccupante, perché la democrazia si basa sulla partecipazione attiva. Il cambiamento richiede tempo e impegno, e sono convinto che i giovani abbiano un ruolo cruciale nel determinare il futuro della politica.


La pandemia ha avuto un impatto significativo sulla società. Come l'hai vissuta?

La pandemia ha rappresentato un momento difficile per tutti. Dal punto di vista personale, ha inciso molto sulla mia formazione e sul mio lavoro, costringendomi a seguire lezioni e svolgere attività professionali esclusivamente online. Anche se ha portato alcuni vantaggi tecnici, dal punto di vista emotivo è stato un periodo complesso. Ho visto persone cambiare profondamente e, in alcuni casi, non tornare più quelle di prima. Il dialogo e la socialità hanno subito un duro colpo, e alcune ferite, purtroppo, rimarranno aperte.


Durante la pandemia hai deciso di fare volontariato. Cosa ti ha spinto a questa scelta?

Mentre realizzavo un video promozionale per la Croce Rossa di Monselice, mi è stato chiesto se volessi unirmi come volontario. Non ci ho pensato due volte e ho accettato. Per un anno ho prestato servizio, anche nell'ambito delle vaccinazioni. Ho sempre trovato ingiusto il pensiero che il volontariato debba avere un tornaconto. In realtà, aiutare gli altri è una delle esperienze più appaganti che si possano fare. Un semplice "grazie" da chi hai aiutato ha un valore immenso.


Sei appassionato di videogiochi. Qual è il tuo punto di vista su di essi?

I videogiochi possono avere un valore educativo e sociale importante. Titoli come quelli ispirati a Harry Potter o Dragon Ball Z mi hanno sempre affascinato. Durante la pandemia, il gaming è diventato un rifugio per molti, ma può anche essere un'opportunità di socializzazione se vissuto nel modo giusto. Non bisogna demonizzare i videogiochi solo per il loro contenuto: dietro molti di essi c'è una profonda riflessione pedagogica.


Infine, qual è la tua opinione sullo streaming e sul futuro del cinema?

Lo streaming ha cambiato radicalmente il modo in cui fruiamo dei film. Se da un lato ha reso il cinema più accessibile, dall'altro ha portato a un sovraffollamento di contenuti, che a volte risultano privi di valore. Io stesso colleziono Blu-ray, ma spesso mi ritrovo a scegliere la comodità dello streaming. Nonostante tutto, credo che le piattaforme possano avere un ruolo positivo, permettendo a molte persone di scoprire titoli che altrimenti non avrebbero mai visto.


Tratto dalla serie Gen Z, disponibile alla visione su YouTube.



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